Comunicazione internazionale di crisi – Il sondaggio degli esperti del Network Europeo per la Comunicazione di Crisi (CCN):

Potenziale di crisi in forte aumento nel settore sanitario / Crisi transfrontaliere delle aziende, la formazione è scarsa

La necessità di una comunicazione di crisi aumenterà in modo significativo nei prossimi cinque anni, in particolare nel settore sanitario e finanziario. Questi sono i risultati di un’indagine condotta dagli esperti del Network Europeo per la Comunicazione di Crisi (CCN) nel luglio 2020 e alla quale hanno partecipato quindici consulenti provenienti dai nove paesi membri del CCN. Tra questi, daviso è il membro fondatore e rappresentativo per l’Italia. Circa tre quarti di loro affermano che il settore sanitario ha il maggior potenziale di crisi nei prossimi anni, seguito dal settore finanziario.

“La pandemia da Coronavirus ha portato a riesaminare la questione della qualità del sistema sanitario in quasi tutti i Paesi e a rivelare deficit nel finanziamento degli ospedali, nella qualità delle cure fino allo stesso stoccaggio dei farmaci”, sostiene Matthias Glötzner, portavoce di CCN. “L’attenzione pubblica continuerà a concentrarsi su tutti gli attori del settore sanitario ancora per molto tempo. Questo porterà a una particolare suscettibilità generalizzata rispetto alle situazioni di crisi”. Al terzo posto ci sono le industrie alimentari e agricole.

Nell’evoluzione delle crisi i lavoratori assumono un ruolo di rilievo

Alla domanda sugli attori che potrebbero influenzare maggiormente le dinamiche della crisi nei prossimi anni, quasi tre quarti dei consulenti affermano che l’impatto da parte dei singoli lavoratori aumenterà. Al tempo stesso, mentre i consumatori stanno diventando sempre più rilevanti nel contribuire alle dinamiche delle crisi, secondo il sondaggio non sembra che l’influenza delle ONG si indebolisca o aumenti in modo significativo. Alla luce dei risultati, gli esperti ritengono che la digitalizzazione rende ogni individuo un potenziale moltiplicatore e che gli individui stanno diventando sempre più consapevoli della loro importanza nella crisi.

“Le false campagne di informazione nel prossimo futuro, inoltre, non saranno solo politiche, ma saranno rivolte in modo specifico alle aziende. Ciò significa che singoli attori potranno scatenare crisi senza che si sia verificato un evento concreto o una vera e propria cattiva condotta da parte di un’azienda”, afferma Glötzner. “Questa eventualità è particolarmente possibile in una società altamente frammentata, come quella che troviamo in tutti i paesi europei”. I membri del CCN concordano anche sul fatto che la comunicazione interna a una azienda riceva troppa poca attenzione nelle situazioni di crisi, quando invece dovrebbe avere la massima priorità.

Monitoraggio dei problemi e valutazione delle crisi: gli strumenti di prevenzione più utilizzati

Sebbene la digitalizzazione sia in fase avanzata, molte delle aziende che hanno ricevuto consulenza specializzata non hanno ancora creato le condizioni adeguate per la gestione di eventuali crisi. Più della metà delle aziende non utilizza un’app digitale bensì si affida al classico manuale di crisi. Ad ogni modo, solo un’azienda su due fa uso di questo manuale e la situazione è simile anche nel monitoraggio dei problemi.
L’indagine effettuata rivela la necessità di migliorare la preparazione delle aziende alle crisi internazionali. Solo un quinto degli intervistati ha dichiarato che le aziende da loro seguite sono già sufficientemente preparate per le crisi transfrontaliere. Tra le aziende, la volontà di formare il personale su come affrontare tali scenari e di istituire processi di prevenzione è meno marcata di quanto dovrebbe essere.

La sfida più grande nelle crisi transfrontaliere è rappresentata dalle differenze culturali, giuridiche e dalle barriere linguistiche. “All’interno della rete del CCN osserviamo di continuo come i diversi settori industriali di ogni paese siano particolarmente sensibili alle crisi. Ad esempio, l’industria alimentare in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi non è affatto monitorata in modo così preciso come in Germania”, afferma Glötzner. “Ed è proprio qui – nella consapevolezza che ci sono differenze culturali e mediatiche – che entra in gioco la rete del CCN. Infatti, attraverso questa rete di competenze transnazionali, possiamo abbattere le barriere linguistiche o culturali e curare meglio la gestione delle crisi a carattere internazionali, proprio attraverso le competenze di networking sviluppate tra i nostri partner”.

A proposito del sondaggio:
In un sondaggio online sono state interrogate le consultazioni di tutti i nove Paesi membri sulla comunicazione di crisi. Rappresentano circa 500 clienti di consulenza. All’indagine hanno partecipato complessivamente 15 esperti in comunicazione di crisi. Le indagini si sono svolte tra il 17 giugno e il 06 luglio 2020.

Sul Network:
Il Network Europeo per la Comunicazione di Crisi (CCN) è un’associazione di agenzie europee a conduzione dei titolari che possiedono una comprovata esperienza nella prevenzione e nella comunicazione di crisi. L’obiettivo principale dei membri di CCN è fornire l’assistenza migliore possibile ai propri clienti in caso di crisi transnazionali: www.ccn-europe.com